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Books like Spiriti

Spiriti

2002Stefano Benni

4.2/5

Erano anni che non leggevo un Benni. Almeno una decina o forse anche più. Questo autore mi aveva accompagnato durante l'adolescenza e mi ero divertito ed emozionato leggendo i vari Terra!, Baol: una tranquilla notte di regime, Elianto, Il bar sotto il mare (tuttora il mio preferito).Però devo ammettere che dopo qualche anno le mie letture di Benni si erano fatte più rade, un po' perché aveva perso smalto ai miei occhi, un po' perché avevo voglia di altri lidi ed altri stili. Detto ciò, essendomene affezionato, ho continuato a comprare i suoi libri. Infatti, potete trovare nelle mie librerie in bella posta La grammatica di Dio, Saltatempo ed altri.Dopo anni, spinto dal consiglio di un paio di amiche, ho deciso di riprendere in mano questo autore ed ho deciso di farlo là dove mi ero fermato (più o meno). Ho quindi preso la mia copia di Spiriti e, approfittando delle mie brevissime pasquali, mi son buttato nella lettura del medesimo.La sensazione è stata quella di incontrare un vecchio amico, una di quelle persone che non vedi da anni ma per la quale ti bastano cinque minuti per ritrovare la confidenza dei bei tempi andati. Benni rimane sempre un gran affabulatore con i suoi personaggi strambi, le sue trame ricche di digressioni (talvolta i passaggi migliori dei suoi romanzi), i dialoghi non-sense. Certo, anni dopo ho realizzato quanto questo scrittore debba ad altri autori come Adams o Pennac sia nello stile che nei contenuti (in taluni casi pedissequo ad entrambi gli originali). Ma non si può per questo sminuire le sue intrinseche capacità ed anzi andrebbe lodato per essere l'unico rappresentante italiano di un certo valore di una determinata scuola o corrente che dir si voglia.Nello specifico questo "Spiriti" non esula dalle tematiche più care a Benni: le forme autocratiche e dispotiche che il potere tende ad assumere, il rapporto controverso dell'uomo con la natura, la corruzione della società da parte del denaro e del consumismo. In un mondo che è una parodia di quello reale, popolato da "americardi", "usitaliani", un magnate di nome Berlanga ed un capo politico di nome Rutalini, si capisce che ogni riferimento è tutto fuorché casuale. Ma oltre al lato parodiaco, come in ogni favola che si rispetti (perché siamo in una favola per chi non l'avesse capito) vi è l'elemento fantastico rappresentato dagli spiriti. Spiriti che ricordano un po' angeli e demoni sia nella descrizione che nei nomi e che mi hanno fatto venire in mente gli dei di American Gods (pubblicato due anni dopo ad onor del vero). Anche la trama rispetta i canoni benniani. In un mondo dove Dio è scomparso dopo l'assassinio di John Lennon, due giovani gemelli, separati dall'ennesima sanguinolenta guerra, sono nell'occhio del ciclone: da una parte l'establishment della maggiore potenza mondiale (generali, affaristi e segretari di stato) li cerca per usarli come simbolo e trofeo in un Megaconcerto di sostegno al continuo massacro bellico; dall'altra gli Spiriti, divisi in fazioni, sono sulla loro tracce in quanto proprio i due gemelli sono le Porte, necessari perché gli Spiriti possano provocare un'Apocalisse e dare un nuovo inizio alla terra cancellando quanto di malvagio l'uomo è riuscito ad esprimere. Come andrà a finire? Ovviamente leggetevi il libro se volete saperlo.Quello che posso dirvi io è che rimane sempre una piacevole lettura: scoppiettante, irriverente, mai dolce di sale ed a tratti, perché no, geniale. La capacità con cui questo autore si fa beffe della realtà è encomiabile e gli si perdona anche qualche sbavatura quali la ripetitività di alcune scene e/o dialoghi. Forse il romanzo avrebbe avuto un maggior impatto se fosse stato sviluppato in meno pagine (300 sono veramente tante per un romanzo con un registro come questo), dando un maggior senso di freschezza alla lettura. Ma tant'è, la scrittura scivola e non è uno ostacolo insormontabile. Ciò che invece mi ha veramente colpito è il senso dell'umorismo: più di altre volte lo scrittore tende ad essere "nero" ed il finale non fa che confermare questa tendenza, come se col passare degli anni l'autore non riuscisse più a stemperare nell'umorismo la rabbia per le ingiustizie e le cattiverie che vengono parodiate. Mi sa che non solo l'unico a trovare sempre più capelli bianchi al mattino, guardandomi allo specchio.Nonostante questo retrogusto amaro, Benni, a mio avviso, rimane il più grande favolista (ripeto: queste sono favole e lo si evince dal trittico bambini protagonisti/elemento fantastico/morale di fondo) italiano vivente. Alla faccia di tutta la letteratura Young Adult che ha invaso le nostre librerie.
Picture of a book: Spiriti

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